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- GIORNATA INTERNAZIONALE DEL MIGRANTE 2012

GIORNATA INTERNAZIONALE DEL MIGRANTE 2012

bangladeshi-repatriation-egypt-02.jpg18 dicembre 2012 - I conflitti armati, le catastrofi naturali e quelle provocate dall’uomo possono avere un grave impatto sui migranti vulnerabili e trasformarsi in vere e proprie crisi umanitarie. A tal proposito l’OIM, in occasione della Giornata Internazionale del Migrante, sottolinea come sia necessario che gli Stati membri della comunità internazionale riconoscano le conseguenze delle crisi per i migranti e per le loro famiglie rimaste in patria, e che quindi si adoperino per attenuarne gli effetti a breve e lungo termine.

 

 
  Giornata Internazionale del Migrante 2012
 
L’OIM: OCCORRE FORNIRE UN’ASSISTENZA GLOBALE E A LUNGO TERMINE A TUTTI I LAVORATORI MIGRANTI COLPITI DALLE CRISI UMANITARIE

  
 

Ginevra 18 dicembre 2012 - L’evacuazione di oltre 200.000 lavoratori stranieri dalla Libia nel 2011 ha messo in luce il dramma dei migranti – per la maggior parte originari di paesi in via di sviluppo e con salari di basso livello – che, toccati in prima persona da sconvolgimenti politici, si sono ritrovati senza soldi, senza lavoro, senza documenti e senza alcuna possibilità di tornare a casa dalle loro famiglie. 

bangladeshi-repatriation-egypt-02.jpgSensibili alla situazione nella quale si sono trovati molti migranti in Libia, numerosi donatori internazionali si sono mobilitati e sono intervenuti per aiutare organismi internazionali quali Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e UNHCR a mettere in piedi un’imponente operazione umanitaria di rimpatrio. Tra questi anche la Banca Mondiale, che ha finanziato il trasporto aereo di 35.000 migranti verso il Bangladesh: operazione organizzata dall’OIM e costata 10 milioni di dollari.

Questa crisi ha dimostrato che i conflitti armati, le catastrofi naturali e quelle provocate dall’uomo possono avere un notevole impatto sui migranti vulnerabili e trasformarsi in vere e proprie crisi umanitarie.

A tal proposito l’OIM, in occasione della Giornata Internazionale del Migrante, sottolinea come sia necessario che gli Stati membri della comunità internazionale - e in particolare i paesi di origine e quelli di destinazione - riconoscano le conseguenze delle crisi per i migranti e per le loro famiglie rimaste in patria, e che quindi si adoperino per attenuarne gli effetti a breve e lungo termine.

“L’evacuazione di migranti dalla Libia è stato un notevole risultato da un punto di vista umanitario,” afferma il Direttore Generale dell’OIM William Lacy Swing, “ma si è trattato di un lavoro finito a metà. Se da una parte infatti abbiamo identificato i bisogni dei bengalesi rientrati in patria e abbiamo lavorato con la Banca Mondiale per cercare di risolverli, non abbiamo identificato i bisogni di quei migranti che son tornati a mani vuote in paesi colpiti dalla depressione economica e dall’instabilità alimentare, quali il Ciad e il Niger”.

“Le crisi”, sottolinea Swing, “possono avere come risultato spostamenti di popolazioni a breve e lungo termine, complessi e imprevedibili, che creano numerose difficoltà alle quali la Comunità Internazionale deve saper rispondere in modo globale, proteggendo i migranti vulnerabili dalle violenze e dai rischi di sfruttamento che spesso si riscontrano sia nel paese di accoglienza sia in quelli di transito, e assicurando lora una reintegrazione sicura e durevole una volta tornati in patria”.

Il Quadro Operativo di risposta alle crisi migratorie che il consiglio dell’OIM ha approvato lo scorso 27 novembre intende strutturare la capacità dell’organizzazione nell’affrontare le crisi e colmare alcune lacune dell’attuale sistema umanitario internazionale riguardo a questioni migratorie.
L’intenzione è quella di aiutare gli Stati ad adempiere alle proprie responsabilità nell’assistere e poteggere le popolazioni in movimento, che sono maggiormente soggette a privazioni, a violazioni dei diritti umani e a discriminazioni.

Il Quadro Operativo vuole creare le condizioni per assistere da una parte i migranti che non hanno accesso agli strumenti di protezione internazionale perchè non fuggono da persecuzioni, e dall’altra anche i migranti bloccati nei paesi di destinazione o di transito e gli sfollati interni (internally displaced people).

Sono 15 i possibili settori di intervento: la gestione dei campi e il rilevamento degli spostamenti dei migranti; l’organizzazione di luoghi protetti dove poter dare un alloggio temporaneo ai migranti; la fornitura di aiuti umanitari; l’assistenza al trasporto; il supporto sanitario; il supporto psicosociale; l’assistenza alla reintegrazione; il supporto alla stabilizzazione delle comunità coinvolte e alla gestione del periodo di transizione; la riduzione dei rischi di catastrofe e il rafforzamento della capacità di resistenza alle calamità; il sostegno in materia di beni fondiari e immobiliari; la lotta contro la tratta e la protezione dei migranti vulnerabili; l’assistenza tecnica in materia di gestione umanitaria delle frontiere; l’assistenza consolare in casi di emergenza; la mobilitazione delle diaspore; l’assistenza nell’elaborazione di leggi e politiche sulla migrazione; la comunicazione umanitaria.

“Per trovare delle soluzioni umane ed efficaci che permettano di raccogliere le complesse sfide dei flussi migratori provocati dalle crisi,” conclude il Direttore Generale Swing, “occorre formare delle solide partnership tra organizzazioni internazionali, Stati e altri soggetti non statali, quali ONG, Media, settore privato, gruppi religiosi, comunità transnazionali della diaspora: abbiamo tutti la responsabilità di proteggere i diritti umani di tutte le popolazioni in movimento”.

  

 Per informazioni:

Jean-Philippe Chauzy, Tel: 41 22 717 9361 - Cell: 41 79 285 4366, jpchauzy@iom.int
Chris Lom, Tel: 41 22 717 9486 - Cell: 41 79 103 8720, clom@iom.int
Flavio Di Giacomo, OIM Roma, Tel: +39 06  44 186 207,  fdigiacomo@iom.int