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- GIORNATA MONDIALE DELLA LOTTA CONTRO LA TUBERCOLOSI

L’OIM: OCCORRE CHE LE STRATEGIE DI PREVENZIONE E TRATTAMENTO DELLA TUBERCOLOSI TENGANO IN ADEGUATA CONSIDERAZIONE I MIGRANTI

th-iom-tb-02.jpg22 marzo 2013 - “In occasione della Giornata Mondiale di lotta alla Tubercolosi”, afferma il Direttore Generale dell’OIM, William Lacy Swing, “constatiamo che, malgrado l’esistenza di metodologie diagnostiche e di trattamento ben definite, la tubercolosi resta ancora un problema di salute pubblica in molte parti del mondo e colpisce in modo sproporzionato le parti più povere e marginalizzate della popolazione, come i migranti".

 

 
   L’OIM: OCCORRE CHE LE STRATEGIE DI PREVENZIONE E TRATTAMENTO DELLA TUBERCOLOSI TENGANO IN ADEGUATA CONSIDERAZIONE I MIGRANTI

 
Giornata Mondiale di lotta alla Tubercolosi, 24 marzo 2013
 
Ginevra, 22 marzo 2013 - Nel mondo di oggi, caratterizzato da un alto livello di mobilità e di interconnessione, la migrazione è diventata parte integrante della vita di circa 215 milioni di migranti internazionali e 740 milioni di migranti interni, e ha enormi ripercussioni sia sulle famiglie che restano nei paesi di origine sia sulle comunità di migranti negli stessi paesi di origine, nei paesi di transito e in quelli di destinazione.

th-iom-tb-02.jpg“In occasione della Giornata Mondiale della lotta alla Tubercolosi”, afferma il Direttore Generale dell’OIM, William Lacy Swing, “constatiamo che, malgrado l’esistenza di metodologie diagnostiche e di trattamento ben definite, la tubercolosi resta ancora un problema di salute pubblica in molte parti del mondo e colpisce in modo sproporzionato le parti più povere e marginalizzate della popolazione, come i migranti. Le attività di prevenzione e di lotta alla tubercolosi non tengono sufficientemente in considerazione le vulnerabilità specifiche dei migranti, e di conseguenza si registrano troppo spesso diagnosi ritardate o interrotte. L’assenza di strategie di prevenzione, di lotta e di ‘sorveglianza’ rivolte ai migranti impedisce il raggiungimento degli obiettivi mondiali di eliminazione della tubercolosi: zero decessi, zero infezioni e zero sofferenza.”

Come dimostrato da numerosi studi, i migranti e le loro famiglie hanno un tasso più elevato di  morbilità e di mortalità relativi alla tubercolosi poiché non hanno accesso a una diagnostica di routine e a un trattamento continuo.

Le modalità di spostamento di molti migranti, lo stile di vita e le condizioni nelle quali lavorano possono costituire un rischio per la loro salute fisica e mentale. Molti di loro lavorano in condizioni pericolose, difficili e degradate, e vivono in isolamento e in condizioni alloggiative estremamente insalubri. Altri si trovano in strutture di detenzione sovrappopolate o vivono in campi per rifugiati o per sfollati interni.  I migranti sono dunque tra i gruppi vulnerabili che rischiano maggiormente di contrarre la tubercolosi e la migrazione è di conseguenza considerata come un fattore in grado di influenzare le condizioni di salute di una persona.

Nel quadro del suo programma di valutazione sanitaria per migranti e rifugiati, l’OIM effettua dei test di screening per la tubercolosi e fornisce un’ampia gamma di servizi quali esami medici e radiologici, esami colturali dell’espettorato, terapie direttamente osservate (DOT): test effettuati sia direttamente sia tramite un sistema di segnalazione messo in atto in collaborazione con i diversi programmi nazionali anti-tubercolosi.

L’OIM ha adottato diverse tecniche diagnostiche avanzate, tra cui la radiologia digitale e i testi di sensibilità ai trattamenti (DST). Solo nel 2011, l’Organizzazione ha effettuato circa 270.000 valutazioni sanitarie in oltre 60 paesi e ha diagnosticato circa 755 casi di Tubercolosi.

In partenariato con il programma TB REACH dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’OIM sta potenziando la propria capacità di rilevare e curare i casi di tubercolosi tra i migranti in Laos, Tailandia, Nepal, Cambogia, Etiopia, Ghana e Myanmar.

In Cambogia, ad esempio, l’OIM lavora per rilevare e curare la TBC tra i migranti vulnerabili al confine tra la Cambogia e la Tailandia . Molti Cambogiani, infatti, attraversano il confine con la Tailandia per aiutare le proprie famiglie svolgendo lavori poco qualificati e senza permesso. In Tailandia, però, hanno limitato accesso alla sanità e le condizioni nelle quali vivono e lavorano li mettono a rischio di contrarre la tubercolosi e altri problemi di salute. Grazie agli operatori che lavorano nelle comunità, l’OIM raggiunge questi migranti per migliorare il loro accesso alla diagnosi e alle cure.

L’OIM è anche membro attivo e uno dei presidenti del Gruppo Scientifico di Lavoro sulla TBC e la migrazione all’Unione Internazionale contro la TBC e le malattie dei polmoni (IUATLD), che riunisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità e altri partner delle Nazioni Unite, partner governativi e non governativi e associazioni di migranti per affrontare le sfide legate alla problematica della TBC e alla migrazione.    

Questa settimana, l’OIM partecipa a un evento di alto livello che si tiene nello Swaziland in collaborazione con i Ministri della Salute di Sudafrica e Swaziland e con il Direttore Esecutivo dell’UNAIDS Michel Sidibé (Scarica qui il comunicato stampa)

All’evento, “Verso l’eradicazione della tubercolosi e della co-morbilità TBC/HIV nei Paesi SADC (South African Development Countries)”, l’OIM sottolineerà la dimensione transfrontaliera della tubercolosi, alla luce delle caratteristiche regionali in materia di mobilità umana, e confermerà il proprio impegno di lungo corso per debellare la malattia, specialmente nel settore delle miniere, in cui lavorano molti migranti.    

L’OIM porta avanti programmi di diagnosi e cura della tubercolosi anche nell’ambito dei suoi più ampi interventi nelle situazioni di emergenza. In Giordania, ad esempio, l’OIM sta lavorando con le autorità sanitarie locali fornendo servizi di diagnosi e indirizzo alle cure e organizzando attività di sensibilizzazione sulla tubercolosi tra i rifugiati siriani e le comunità ospitanti, coordinandosi con l’UNHCR e l’OMS. Da marzo 2012 a oggi, sono stati individuati e indirizzati alle cure 41 casi di TBC su 196.931 rifugiati visitati, mentre più di 63.000 Siriani hanno beneficiato di incontri di sensibilizzazione sulla tubercolosi.

“L’esperienza dell’OIM ha dimostrato che non occuparsi della salute dei migranti ha delle gravi conseguenze per il benessere di milioni di loro e per le comunità di origine, di transito e di arrivo. Nel caso della tubercolosi, occorre che i migranti siano inclusi da subito nelle strategie di prevenzione e controllo a livello nazionale e globale. Perché si raggiungano gli obiettivi della salute globale è, quindi, indispensabile che la salute dei migranti sia inserita nell’agenda di sviluppo post-2015 delle Nazioni Unite e che la Risoluzione 61.17 dell’Assemblea Mondiale della Sanità sia applicata in tutti i paesi”, afferma l’Ambasciatore Swing.

 
Per informazioni:

Chris Lom, Tel. 41 22 717 9486. Mobile: 41 79 103 8720. Email: clom@iom.int
Jumbe Omari Jumbe, Tel. 41 22 717 9405. Mobile: 41 79 812 7734. Email: jjumbe@iom.int
Gaëlle Sévenier, Tel. +41 22 717 93 61. Mobile 41 79 285 43 66. Email: gsevenier@iom.int
Flavio Di Giacomo, OIM Roma, Tel: +39 06  44 186 207,  fdigiacomo@iom.int