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Chi siamo
Chi siamoL'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) fa parte del Sistema delle Nazioni Unite ed è la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio, fondata nel 1951 al fine di promuovere una migrazione umana e ordinata che possa portare benefici a tutti. Attualmente ha 175 stati membri ed è presente in oltre 100 paesi. L'Italia è uno dei paesi fondatori dell'OIM.
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OIM Global
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Cosa facciamo
Cosa facciamoIn quanto principale organizzazione intergovernativa che dal 1951 è impegnata nella promozione di una migrazione umana e ordinata, l'OIM svolge un ruolo chiave nelle attività di sostegno al raggiungimento dell'Agenda 2030, lavorando sia nel campo dell'assistenza umanitaria sia nell’ambito dello sviluppo sostenibile. La Missione dell’OIM di Roma ha un ruolo di coordinamento per i paesi del Mediterraneo.
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GIORNATA INTERNAZIONALE DELLLA DONNA 2016 - IL MESSAGGIO DEL DIRETTORE GENERALE OIM, W.L.SWING
8 marzo 2015 - "In occasione della Giornata Internazionale della Donna 2016, l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni rinnova, con determinazione, l’impegno per la parità di genere e di opportunità per le centinaia di milioni di donne e ragazze al mondo che hanno lasciato il loro paese d’origine per migrare altrove, spinte dalla propria volontà o costrette da diversi fattori, spesso in cerca di una vita migliore."
Giornata Internazionale dellla Donna 2016 - Il messaggio del Direttore Generale OIM, W.L.Swing
In occasione della Giornata Internazionale della Donna 2016, l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (OIM) rinnova, con determinazione, l’impegno per la parità di genere e di opportunità per le centinaia di milioni di donne e ragazze al mondo che hanno lasciato il loro paese d’origine per migrare altrove, spinte dalla propria volontà o costrette da diversi fattori, spesso in cerca di una vita migliore. Come tutti i migranti, queste donne e ragazze richiedono la nostra attenzione e devono essere al centro della nostra agenda per lo sviluppo mondiale.
Quest’anno, il tema scelto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, “Planet 50-50 by 2030: Step It Up for Gender Equality”, promuove una visione ambiziosa affinché l’uguaglianza di genere, l’emancipazione femminile e i diritti della donna rappresentino un punto fondamentale nella realizzazione dell’Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030 recentemente adottata.
Con tale agenda, che comprende 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, si riconosce che la protezione dei diritti delle donne e ragazze non è solo una necessità ma un’opportunità per renderle partecipi al processo di sviluppo, permettendo loro di contribuire in maniera significativa a un progresso sostenibile e duraturo. Per realizzare i diversi obiettivi, è essenziale che tutte – sia le donne e ragazze migranti sia coloro che sono rimaste nelle loro comunità d’origine – siano al centro del programma di sviluppo sostenibile.
Un aspetto fondamentale dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile è senza dubbio l’enfasi sull’uguaglianza, l’“empowerment” e l’inclusione, e sull’importanza che tali principi siano applicati a tutti, senza discriminazione di genere, razza, o origini etniche o provenienza. Inoltre, i principi di uguaglianza, integrazione ed “empowerment” sono definiti nell’obiettivo 5 sulla parità di genere e “empowerment” diretto alle donne, e nell’obiettivo 10 relativo all’integrazione sociale, economica e politica per tutti i membri della società.
Gli obiettivi in sé sono ambiziosi e lodevoli, ma allo stesso tempo sollevano diverse considerazioni importanti riguardo il concetto di uguaglianza.
Innanzitutto, gli obiettivi dell’agenda per la parità di genere e di “empowerment” presentano una caratteristica “ciclica”: un maggiore accesso a risorse e opportunità per le donne e ragazze migranti rappresenta un grande passo in avanti per lo sviluppo sostenibile che, a sua volta, implica un’importante svolta verso l’ampliamento delle opportunità per le donne.
Di conseguenza, quando tracciamo un filo conduttore tra genere, migrazione e sviluppo, dobbiamo sempre tenere a mente che la parità di genere e la migrazione sono due fattori che incidono fortemente sulla buon riuscita del programma di sviluppo, e che allo stesso tempo lo sviluppo può incidere sulle questioni di genere e sulla migrazione.
La violenza contro le donne, fenomeno che colpisce anche le migranti che, anzi, rappresentano un gruppo particolarmente vulnerabile, è per certo la realtà più spregevole della disuguaglianza di genere. Episodi di violenza, come il matrimonio forzato o la violenza domestica, sono a volte tra le cause che spingono donne e ragazze a migrare.
Inoltre, la violenza è un pericolo presente anche durante il percorso migratorio, specialmente per quanto riguarda le aggressioni e gli abusi sessuali. Le diverse barriere linguistiche e culturali e gli ostacoli legali ed economici, rendono le donne e ragazze che migrano maggiormente vulnerabili ai rischi di violenza e sfruttamento. Questo interessa in particolare chi non ha i documenti o che non può far riferimento a un membro della famiglia o datore di lavoro.
Molte donne e ragazze migranti sono soggette a forme di violenza che appartengono alla cultura del paese d’origine - come la pericolosa usanza della mutilazione genitale femminile – e che vengono poi riprodotte nel paese d’accoglienza. Per milioni di donne e ragazze vittime di tratta la violenza rappresenta la causa principale della loro scelta di migrare. L’impunità della violenza contro le donne migranti tende anche a consolidare la disuguaglianza di genere, aggravando maggiormente la situazione.
Per ricostruire una visione chiara degli ostacoli o dei possibili vantaggi per le donne e ragazze che migrano, è necessario comprendere il concetto di “intersectionality”, l’interconessione che esiste tra diversi aspetti personali dell’individuo; aspetti che devono essere analizzati in relazione gli uni agli altri anziché presi singolarmente in osservazione.
Per questo motivo, sottolineiamo l’importanza della raccolta di dati disaggregati per genere e per status migratorio. Malgrado l’assenza di dati disaggregati in maniera sistematica, grazie a ricerche che abbiamo condotto su questa tematica, siamo a conoscenza delle diverse difficoltà che le donne migranti si trovano davanti.
Per citare un esempio, in molti contesti e per varie ragioni, le donne migranti sono maggiormente soggette a disoccupazione, sottoccupazione e dequalificazione rispetto a migranti del sesso opposto e donne e uomini non migranti.
Inoltre, per molte donne migranti, il ridimensionamento della famiglia e del proprio network nel paese di accoglienza spesso implica che esse debbano far fronte a un doppio “incarico” – l’incarico di madre e di risorsa economica – che altre categorie demografiche sono meno inclini ad avere.
Le situazioni descritte negli esempi appena citati possono inasprire le disuguaglianza tra donne e uomini migranti, e tra donne migranti e donne non migranti. Oltre al genere e allo status migratorio, altri fattori che determinano una maggiore o minore disuguaglianza riguardano l’età, la razza, le origini etniche, l’orientamento sessuale, l’identità di genere, la classe di appartenenza, e la disabilità.
Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile sono un passo nella giusta direzione, un passo assolutamente necessario per rendere lo sviluppo sostenibile una realtà globale. Chiaramente la questione migratoria e di genere deve rimanere parte integrale del programma di sviluppo globale, se vogliamo riuscire a raggiungere tali obiettivi.
Come possiamo constatare, le sfide per realizzare lo sviluppo incidono, e a loro volta sono influenzati, dalle esperienze e problematiche delle donne e ragazze migranti. Riusciremo a eliminare la violenza e la discriminazione di genere, ampliare le opportunità economiche e scolastiche e ottenere la parità a livello global, tra cui la parità di genere, con la completa inclusione di donne e ragazze migranti nella missione verso lo sviluppo sostenibile.
Per maggiori informazioni si prega di contattare Flavio Di Giacomo – OIM Roma, Tel. +39 06 44 186 207, Email: fdigiacomo@iom.int