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Chi siamo
Chi siamoL'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) fa parte del Sistema delle Nazioni Unite ed è la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio, fondata nel 1951 al fine di promuovere una migrazione umana e ordinata che possa portare benefici a tutti. Attualmente ha 175 stati membri ed è presente in oltre 100 paesi. L'Italia è uno dei paesi fondatori dell'OIM.
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OIM Global
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Cosa facciamo
Cosa facciamoIn quanto principale organizzazione intergovernativa che dal 1951 è impegnata nella promozione di una migrazione umana e ordinata, l'OIM svolge un ruolo chiave nelle attività di sostegno al raggiungimento dell'Agenda 2030, lavorando sia nel campo dell'assistenza umanitaria sia nell’ambito dello sviluppo sostenibile. La Missione dell’OIM di Roma ha un ruolo di coordinamento per i paesi del Mediterraneo.
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Le proposte OIM contro lo sfruttamento lavorativo
Per contrastare lo sfruttamento lavorativo dei migranti occorre una presa di posizione forte da parte della grande distribuzione, delle aziende di trasformazione e delle organizzazioni di produttori
Roma 2 maggio 2016 - "Sono sempre di più i lavoratori migranti sfruttati nelle campagne italiane – circa 400.000 secondo le ultime stime CGIL – costretti a vivere in ghetti, fabbriche abbandonate, senza accesso all'acqua e ai servizi igienici. Un fenomeno che mette in luce collegamenti anche con forme di criminalità organizzata.
L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), in occasione della Festa del lavoro, indicherà ai Ministri del Lavoro, Giustizia, Politiche Agricole, Interno e alle altre maggiori cariche istituzionali, una serie di proposte che intendono contribuire al dibattito già avviato a livello nazionale con la società civile.
"La lotta allo sfruttamento lavorativo”, afferma Federico Soda, Direttore dell'Ufficio di Coordinamento OIM per il Mediterraneo, “va oltre il semplice contrasto al caporalato ma deve essere innanzitutto promossa e supportata dalla Grande Distribuzione organizzata (GDO), dalle aziende di trasformazione e da tutti i soggetti intermediari: si tratta di soggetti che dovrebbero potere garantire che i prodotti messi in commercio non siano il frutto dello sfruttamento dei lavoratori e anche loro dovrebbero adoperarsi affinché i propri fornitori rispettino le regole base in materia di lavoro.”
“Allo stesso tempo”, sottolinea Soda, “reputiamo necessario che anche le organizzazioni di produttori (OP), nel loro importante ruolo di contatto tra domanda e offerta, si impegnino a fondo affinché i propri associati non ricorrano all’intermediazione illecita di caporali e a forme di lavoro nero o grigio.”
La promozione della trasparenza delle filiere produttive e la centralità del ruolo delle aziende nel contrasto allo sfruttamento lavorativo sono già state evidenziate dal Governo italiano con la creazione della “Rete Lavoro Agricolo di Qualità” e l’introduzione del principio della responsabilità solidale delle aziende nei casi di intermediazione illecita o sfruttamento. Si tratta di iniziative che l’OIM ha accolto con grande favore e che sono in linea con la struttura degli “UN Guiding Principles on Business and Human Rights’ alla cui attuazione nazionale l’OIM sta contribuendo insieme ad altre istituzioni.
Allo stesso tempo è anche di grande rilievo l’impegno messo in campo da rappresentanti della società civile, come nel caso della campagna “Filiera Sporca”, promossa da numerose ONG e Associazioni e che intende sviluppare la responsabilità solidale di supermercati e multinazionali per rendere trasparenti i processi produttivi anche nei livelli inferiori della filiera.
Al fine di poter assicurare la trasparenza del settore agroalimentare – fortemente caratterizzato da ingenti aiuti economici di natura pubblica provenienti anche dall’Unione Europea – l’OIM reputa necessario da una parte potenziare i controlli dei Ministeri competenti, delle Regioni e degli altri attori competenti sulla regolarità del lavoro dei migranti, e dall’altra garantire la protezione di quanti, vittime dello sfruttamento, decidano di collaborare con la giustizia.
Le dinamiche che portano allo sviluppo di luoghi di marginalizzazione (i cosiddetti “ghetti”) possono essere inoltre superate tramite un sistema di accoglienza diffuso che favorisca l’integrazione dei migranti nel territorio. Un’integrazione che consenta loro di accedere ai servizi essenziali (sanità, trasporto, formazione) e a forme di alloggio regolari, nell’interesse non solo dei migranti ma di tutta la comunità che li accoglie. Spesso si tratta di territori rurali economicamente depressi, borghi semi-abbandonati dai più giovani che da tempo si sono trasferiti altrove in cerca di opportunità.
In quest'ottica i flussi migratori possono rappresentare un’opportunità per gli enti locali: la presenza di giovani uomini e donne dediti alle colture e alle raccolte di prodotti agro-alimentari può essere un'occasione di ripopolamento e sviluppo economico di Comuni sempre più poveri e abbandonati.
Per informazioni : ufficio stampa OIM Flavio Di Giacomo Tel 0644186207