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PARTE IL PROGETTO ANATOLE': L’OIM ROMA FORNISCE SUPPORTO PSICO-SOCIALE AI “CASI DUBLINO” IN ARRIVO PRESSO L’AEROPORTO DI BARI

foto.jpg28 marzo 2013 - Fornire supporto psico-sociale a tutti i richiedenti asilo che, rientrando nella casistica dei cosiddetti “casi Dublino”, arrivano giornalmente presso l’aeroporto di Bari senza avere i mezzi e le risorse per rimanere sul territorio italiano. E’ questo l’obiettivo del Progetto Anatolè, “Il Sole che sorge”, avviato qualche settimana fa con il finanziamento del Fondo Europeo Rifugiati.

 

 
   PARTE IL PROGETTO ANATOLÈ: L’OIM ROMA FORNISCE SUPPORTO PSICO-SOCIALE AI “CASI DUBLINO” IN ARRIVO PRESSO L’AEROPORTO DI BARI

  
Roma, 28 marzo 2013 - Fornire supporto psico-sociale a tutti i richiedenti asilo che, rientrando nella casistica dei cosiddetti “casi Dublino”, arrivano giornalmente presso l’aeroporto di Bari senza avere i mezzi e le risorse per rimanere sul territorio italiano.

E’ questo l’obiettivo del Progetto Anatolè, “Il Sole che sorge”, avviato qualche settimana fa con  il finanziamento del Fondo Europeo Rifugiati e che, realizzato dalla Fondazione Xenagos, vede anche la partnership dell’OIM Roma.
 
“I cosiddettifoto.jpg ‘casi Dublino’”, spiega José Angel Oropeza, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento OIM per il Mediterraneo, “sono le persone destinatarie di un provvedimento di rinvio da uno Stato europeo ad un altro competente ad esaminare la loro domanda di protezione internazionale  in base alle regole previste dal Regolamento Dublino II (regolamento CE n. 343/2003)”.

Il sistema si basa sul database europeo delle impronte digitali EURODAC, nel quale sono raccolte le impronte dei richiedenti l'asilo e che rende possibile determinare se una persona ha già presentato più domande di asilo in altri Stati membri dell'UE e in quali paesi europei è entrato e ha transitato.

“Ogni giorno”, racconta Rossella Celmi, Project manager dell’OIM, “l’Aeroporto di Bari riceve 2 o 3 ‘casi Dublino’. Non sempre chi arriva ha le risorse economiche per rimanere sul territorio e di conseguenza si cerca di dare loro accoglienza o presso il  CARA di Bari o presso altre strutture sul territorio.”

“Il Progetto”, continua la Celmi, “prevede l’accoglienza di questi casi presso un residence (il “Poggio delle Ginestre”) che si trova presso il Comune di Noicattaro (BA) e che ha la possibilità di ospitare 20 persone”. L’OIM ha il compito di fornire, con cadenza settimanale e con il supporto di due mediatori culturali e di un orientatore sociale, attività di servizio psico-sociale rivolte a gruppi vulnerabili (donne con minori, portatori di disagio mentale, vittime di violenza e/o tortura, disabili).”

La presa in carico dei bisogni psico-sociali e il trattamento terapeutico delle specifiche vulnerabilità viene attuata in raccordo con i servizi socio-sanitari del territorio, quali Dipartimenti di Salute Mentale, Servizi Ospedalieri, Consultori Familiari e servizi specifici per casi di disabilità fisica.

“L’OIM”, spiega la Project Manager OIM, “avvia dei gruppi di ascolto per il disagio esistenziale legato all’incertezza del futuro e alle difficoltà del passato, quali persecuzioni nel Paese d’origine, separazione di membri della famiglia, il desiderio di raggiungere familiari in altri Paesi Europei. La condizione di ‘Dublinante’ fa emergere emozioni di conflitto non solo verso le autorità che prevedono il rientro in Italia, ma anche verso l’Italia stessa che viene percepita come un Paese che non può offire al momento un futuro migliore.”

“Stati d’animo”, conclude la Project Manager OIM, “che spesso si muovono tra sentimenti di tristezza e speranza, rabbia per la condizione di mancanza di “libertà” nonostante non ci sia l’obbligo di rimanere nel Centro di accoglienza, gestione delle stress emotivo legato all’attesa di regolarizzare la propria posizione, percezione del fallimento del progetto migratorio in un altro Paese europeo.”
 
Al momento sono stati presi in carico un giovane curdo-iracheno con lieve ritardo mentale, una donna nigeriana in stato di gravidanza e un giovane afghano di Kandahar che, dopo aver trascorso due anni nei centri di accoglienza in Olanda e sei mesi in Svezia, è stato trasferito in qualità di caso Dublino in Italia, contro la propria volontà.
 

 
Per informazioni:

Flavio Di Giacomo, OIM Roma, Tel: +39 06  44 186 207,  fdigiacomo@iom.int