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OIM e UNHCR chiedono un'azione decisa a seguito dell’ultima tragedia nel Mediterraneo

Ginevra 16 giugno - L’OIM, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, e l’UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, chiedono un'azione urgente e decisa a seguito dell'ultima tragedia nel Mediterraneo, la più grave da diversi anni. 

Sebbene il numero di persone a bordo del barcone che si è capovolto il 14 giugno al largo della costa della Grecia non sia ancora chiaro, secondo varie testimonianze si tratterebbe di un numero compreso tra le 400 e le 750 persone. Finora sono state salvate 104 persone e sono stati recuperati 78 corpi, ma sono ancora centinaia i dispersi, di cui si teme la morte. 

La barca si sarebbe trovata in difficoltà dalla mattina del 13 giugno. Una vasta operazione di ricerca e soccorso è stata avviata dalla Guardia Costiera greca la mattina del 14 giugno, dopo il rovesciamento della barca. 
Il dovere di soccorrere le persone in pericolo in mare senza ritardi è una regola fondamentale del diritto marittimo internazionale. Sia i capitani delle navi sia gli Stati hanno l'obbligo di prestare assistenza a coloro che si trovano in pericolo in mare, indipendentemente dalla loro nazionalità, status o dalle circostanze in cui si trovano, anche su imbarcazioni non idonee alla navigazione e indipendentemente dalle intenzioni di coloro che sono a bordo. 

Qualsiasi azione intrapresa in relazione alla ricerca e al soccorso dovrebbe essere condotta nel rispetto dell'obbligo di prevenire la perdita di vite in mare. L'OIM e l'UNHCR accolgono con favore l’avvio di indagini in Grecia sulle circostanze che hanno portato al rovesciamento dell'imbarcazione e alla perdita di così tante vite. 

Sia OIM sia UNHCR sono impegnate a Kalamata, nel sud della Grecia, in stretto coordinamento con le autorità, per fornire supporto e assistenza ai sopravvissuti, fra cui beni non alimentari, kit igienici, servizi di interpretariato e consulenza per i sopravvissuti traumatizzati da questa terribile esperienza.
OIM e UNHCR ribadiscono che la ricerca e il soccorso in mare sono un imperativo legale ed umanitario. 

"È evidente che l'approccio attuale al Mediterraneo non è praticabile. Anno dopo anno, quella del Mediterraneo continua ad essere la rotta migratoria più pericolosa al mondo, con il tasso di mortalità più elevato. Gli Stati devono unirsi e colmare le lacune di un’attività di ricerca e nel soccorso che deve essere proattiva, nell’assicurare operazioni di sbarco rapide e garantire canali migratori regolari e sicuri. Questi sforzi collettivi dovrebbero avere al centro di ogni risposta i diritti umani dei migranti e il salvataggio delle vite ", ha dichiarato Federico Soda, Direttore del Dipartimento per le Emergenze dell’OIM.

"L'Unione Europea deve mettere la sicurezza e la solidarietà al centro della propria azione nel Mediterraneo. Alla luce dei crescenti movimenti di rifugiati e migranti nel Mediterraneo, sono necessari sforzi collettivi, tra cui un maggiore coordinamento, solidarietà e condivisione delle responsabilità, per salvare vite umane, così come previsto dal Patto sull'Immigrazione e l'Asilo dell'UE. ciò include l'istituzione di un meccanismo regionale concordato di sbarco e ridistribuzione per le persone che arrivano via mare, cosa che continuiamo a sostenere", ha dichiarato Gillian Triggs, Assistente Alto Commissario dell'UNHCR per la protezione.

 

OIM: 
Roma: Flavio Di Giacomo, fdigiacomo@iom.int +39 347 089 89 96
Atene: Christine Nikolaidou, cnikolaidou@iom.int + 302109919040  
Bruxelles: Ryan Schroeder, rschroeder@iom.int + 32 492 25 02 34   
Ginevra: Safa Msehli, smsehli@iom.int, +41 794 035 526   

UNHCR: 
Grecia: Stella Nanou, nanou@unhcr.org, +30 6944586037 
Ginevra: Matthew Saltmarsh, saltmars@unhcr.org, +41 79 967 99 36, Louise Donovan, donovan@unhcr.org, mobile: +41 792173058  
Bruxelles: Maeve Patterson patterso@unhcr.org, mobile +32 470 99 54 35